Piccoli geni che soffrono di noia, soprattutto in classe

Di Simonetta Caratti, intervista a Giovanni Galli
La regione Ticino, 3 luglio 2025

“Ragionano in modo diverso. Più veloce, intuitivo. Ma la scuola impone un apprendimento sequenziale e iniziano i guai”

Matteo, che ha imparato a leggere e scrivere da solo quando aveva 4 anni, ha due passioni, le galassie e i dinosauri. Vorrebbe sapere tutto sui confini dell’universo. È brillante e curioso. In classe, alle Elementari, però si annoia perché capisce tutto al volo, la matematica gli riesce così semplice. Sembra distratto, annoiato in verità viaggia nei suoi mondi tra stelle nane e tirannosauri. Fa parte di quel 3-5% della popolazione (circa 240-400mila persone in Svizzera) con un QI superiore a 130: quasi uno per classe. Sono bimbi ad alto potenziale cognitivo: ragionano in modo diverso dai compagni. Più precoci, veloci e intuitivi, saltano da un concetto all’altro, riflettono per associazione, con un insaziabile bisogno di sapere in specifici ambiti.

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