plusdotazione – scuola – motivazione

L’esperienza scolastica mobilita: 

fattori esterni quali: 
– l’adattamento alla scuola, 
– il ruolo dei genitori, 
– la relazioni con i pari

fattori interni quali: 
– la motivazione, 
– la stima di sé, 
– il funzionamento cognitivo (dis-sincronie/discrepanze di sviluppo).

La s-mobilitazione scolastica s’appoggia ai valori che il soggetto accorda ai saperi trasmessi!

Bisogna dare, fidare, costruire senso. 

Il bambino in sotto rendimento è un bambino non motivato, non stimolato.
Il giovane mimetizzato cerca relazioni sociali, schemi “efficaci” che lo portino a sentirsi parte del gruppo.

  • Il sotto rendimento è un segno psicologico della sofferenza di un allievo a scuola.
  • “Velocità di pensiero” non è sinonimo di velocità di trattamento delle informazioni, o di performance. Il rallentamento o il blocco del trattamento si spiega con vari fattori, in primo luogo la difficoltà di trasformare il pensiero intuitivo, rapido ed arborescente in maniera sequenziale. In secondo luogo può entrare in gioco la motivazione.
  • AP e sottorendimento = la prestazione scolastica è significativamente al di sotto di quanto previsto sulla base dell’età, del livello di istruzione e del potenziale intellettivo.
  • Il sottorendimento indica uno schema comportamentale che, con il tempo, fissandosi nell’individuo può integrarsi progressivamente alla struttura della persona.
  • L’iperadattamento può essere considerato come una funzione di difesa, sulla base di identificazioni nel gruppo dei pari. In qualche maniera ciò tende a proteggere il vero sé, che si sente minacciato.
    Così si costruisce una personalità conforme alle attese esterne, o ai modelli dominanti, mascherando la persona che si è veramente.
  • “Il falso sé è un adattamento dell’identità profonda che si fonde nella massa. Un essere, o un divenire camaleonti, dove gli elementi inibitori del talento hanno il sopravvento, pur essendo magari mal vissuti.
    Il falso Sé si riferisce a quella parte del Sé che produce l’adattamento alle richieste dell’ambiente, in contrapposizione al vero Sé, la sede più intima e autentica degli affetti e dei bisogni. 
    Mentre al falso Sé si attribuisce una collocazione di superficie nella struttura della personalità, in relazione agli aspetti per così dire “visibili” di questa nel contesto interpersonale, il vero Sé ha una collocazione più profonda.

Lo sviluppo del bambino APC rischia di diventare una crescita sprovvista di specchi. Specchi dove confrontarsi, con gli altri, per scoprire e costruire la propria identità.
Ciò avviene perché questi ragazzi non trovano nei pari il pane per i loro denti.
Il falso sé può attivarsi dalla prima infanzia come reazione alle pressioni di conformità, oppure come tentativo di trovare degli specchi. Ma in questo caso saranno specchi deformanti, perché non adatti alle competenze del bimbo”.

Giovanni Galli, 15 settembre 2021