“Perché guardi fuori dalla finestra invece di ascoltare? testone!”

Coazione e gioco.

pagine tratte de da Zps x l’APC, edizioni Zps 2017
http://www.zetapiesse-apc.ch/zps-per-lapc/

“Perché guardi fuori dalla finestra invece di ascoltare?
Testone!”
“Non sei nemmeno capace di scrivere in corsivo stando sulle righe.
Eeeeehh, e poi dimentichi le letterine”.

1. “Mio figlio ha assimilato il corsivo in un giorno. In un giorno ha imparato tutto il corsivo. Scrive tutto correttamente. È vero il suo corsivo è un po’ pasticciato. Ma mi dice che non capisce perché debba scrivere in un’altra maniera. Che si annoia a fare le “elle” tutte belle, le “e” più piccine e quant’altro. Da un momento all’altro non ha più avuto voglia di andare a scuola”.

2. Ripetere … ebbene vi sono varie funzioni del ripetere.
C’è un ripetere per così dire positivo e un altro molto negativo.
Mica tutto ciò che è meccanizzato è negativo.
La ripetizione serve a consolidarsi, a rinforzarsi e ritrovarsi, confermando le immagini del mondo e di sé. La ripetizione è rassicurante. Ha una funzione adattativa.

Il soggetto APC tentenna, nell’immagine di sé, fra potenziale cognitivo e prestanza esecutiva.
La ripetizione permette di scrivere velocemente al computer, di guidare l’automobile, di camminare, di suonare una musica, di eseguire comodamente una divisione senza dover penare troppo.
Con la ripetizione gli attori raffinano la loro interpretazione.

Ve la immaginate la vostra vita senza le tabelline della moltiplicazione? Ogni volta dover perdere tempo per ricostruire un algoritmo, ricordare i passaggi, soffrire per l’insicurezza e quindi inesorabilmente perder letteralmente la passione?

Oppure v’immaginate la vostra vita senza musicisti?

3. Poi però c’è una ripetizione che assume una forma coattiva. Una ripetizione che non è più una forma adattativa. Una ripetizione che non ha più una funzione di apprendimento e crescita.
Ma chi glielo fa fare a un APC di ripetere sempre con somma noia, BA-BI-BU, quando già sa leggere e scrivere?
La bella calligrafia? La corrispondenza fonografica?
Con un bambino di seconda elementare abbiamo parlato di Gutenberg. “Quello che ha inventato la stampa?”, per osservare come determinati esercizi di scrittura e copiatura fossero una fatica di origine pre-gutemberghiana. Da lì alla magnificenza dei libri miniati il percorso è stato breve. “Allora facciamo come gli amanuensi?”.
Così è poi partito il lavoro minuzioso di disegnare e colorare, di copiare e ricopiare una scheda per i compagni.

4. La coazione è un fenomeno meccanico, istintivo, ripetitivo, senza dubbi spiacevole.
È la ripetizione di un pensiero o di una azione. Ha un carattere istintivo, primordiale, primario. La coazione non è segno del pensare, ma della duplicazione.
Ripristina esperienze e fenomeni passati, per questo ha anche a che fare con delle regressioni.

Giocare

“Non siamo qui per giocare!” Urla il maestro agli allievi in classe.
Quante volte abbiamo sentito questa frase? Quante volte il docente ha creduto di perdere tempo, quando l’allievo indisciplinato (si fa per dire) lo interrompe con delle battute fuori programma o con la disattenzione?
In verità è un dire che manifesta imprecisione. Almeno dal punto di vista dell’insegnante, in quanto così dicendo crede che il suo programma di matematica, per il quale richiama i bambini con quella esclamazione, si possa portare avanti solo ignorando il gioco. E quindi che la matematica sia qualcosa di palloso.
In verità la matematica può essere condotta anche proprio sulla via del gioco, e in ogni caso tanto più i bambini hanno fatto esperienza di gioco tanto più potranno addizionare e sottrarre emozioni per risolvere i problemi (matematici e non solo).Questa espressione è figlia di una idea sbagliata. Espressione grave e gravida di contenuti mostruosi, tipo:

· giocare = perdere tempo,
· giocare = non è cosa seria,
· giocare = non è cosa vera,
· giocare = cosa che fanno solo i bambini,
… come se il gioco fosse una attività inutile e infantile.

Invece giocare, il gioco, è la base stessa dello sviluppo cognitivo, dello sviluppo culturale, dell’apprendimento sociale e della conoscenza di sé.
Il giocare, la “celia” non ha minor valore della cosa seria, non ne è assolutamente inferiore. Anzi in questo senso il giocare è da considerare una cosa molto seria, e molto importante; qualcosa di più di un passatempo, e ancor più importante del lavoro.L’espressione potrebbe diventare grave perché potrebbe significare:

· “non siamo qui per imparare”,
· “non siamo qui per essere liberi”,
· “non siamo qui per costruire la nostre rappresentazioni del mondo”.Il gioco, che sia fisico, motorio, simbolico, sociale, di costruzione, di regole, ecc. … è una rappresentazione. Una pièce teatrale, dove il soggetto si racconta, attraverso un medium (lego, meccano, plastilina, ecc.…):

· nel suo stare con il mondo,
· nel suo stare per il mondo,
· nel suo stare nel mondo.

“La ripetizione è l’esatto opposto del gioco. Il gioco inventa, crea, trasgredisce, esplora e rinnova, cambia le carte in tavola” (Bencivenga E., Giocare per forza. Critica della società del divertimento, Mondadori, Milano, 1995, pag. 43).

Ancora coazione

C’è una differenza fondamentale fra le modalità di apprendimento spontaneo del bambino APC e le modalità abituali. Il bambino APC apprende come una spugna, tramite un apprendimento spontaneo, intuitivo, globale. Il suo non è un atto intenzionale, diretto o eterodiretto. Il suo imparare proviene da una spinta interna, poco cosciente e poco controllata.
Il suo imparare è pari alla sua forte motivazione. È fatto della medesima sostanza.
E questo suo “imparare” non è estraneo alla “facilità” e alla rapidità della riuscita. Sappiamo come in fretta acquisisce le nuove informazioni.
Sappiamo invece con quanta pigrizia può reagire alle ripetizioni.
Quando non c’è facilità e consuetudine va poi magari giù di testa. Reagisce, malamente sopporta le frustrazioni, le routine vengono sfuggite, quando non sfidate.

La ripetizione non ha più senso.

Giovanni Galli, 2017
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