Plusdotazione: tra tempo sospeso e tempo sciupato

Giovanni Galli, dicembre 2025

tutti i diritti riservati

“Per me la scuola non è né troppo veloce né troppo lenta.
È un tempo che non ha ritmo.
E un tempo senza ritmo non insegna a danzare il pensiero.”
Studente di 14 anni

C’è un tratto dell’esperienza scolastica dei bambini e ragazzi plusdotati che raramente viene nominato, eppure attraversa silenziosamente molte situazioni di sottorendimento: la qualità del tempo vissuto.
Non il tempo dell’orologio, ma quel tempo interno in cui si pensa, si apprende, ci si orienta.
Una dimensione che, quando non è riconosciuta, si irrigidisce in due forme: tempo sospeso e tempo sciupato.

Il tempo sospeso: l’attesa che immobilizza il pensiero

Molti studenti ad alto potenziale conoscono bene questa scena: hanno già finito, oppure hanno completato mentalmente un passaggio mentre la classe è ancora nella fase iniziale. Giunti magari alla conclusione di un processo sequenziale, per loro un salto gestaltico.
E allora rimangono lì, in anticipo.
Un anticipo che non apre possibilità, ma costringe a fermarsi.

Il tempo sospeso è esattamente questo:
l’attesa forzata di chi deve trattenere il proprio pensiero per non “uscire dal ritmo del gruppo”. L’energia che si disperde nell’adeguarsi.

Il tempo sciupato: il vuoto dove dovrebbe esserci progetto.

Accanto al tempo sospeso c’è un’altra esperienza, meno evidente ma altrettanto incisiva: il tempo sciupato.
Oltre l’attesa il vuoto. Non la pausa forzata (o la sequela di pause), ma la mancanza di un compito che abbia senso.
Il tempo sciupato si manifesta quando, non ci sono proposte di crescita.
Nessuna challenge, nessuna attività differenziata, nessun percorso alternativo. La plusdotazione non pensata, oltre il fornire una attività aggiuntiva.

Il lavoro educativo, didattico e clinico non dovrebbe consistere nel “riempire” il tempo, ma nel ridargli forma.
Per i plusdotati la questione non è tanto “l’avere di più”, ma avere un tempo che abbia continuità e senso con:

– progetti autonomi?

– attività verticali di approfondimento?

– domande metacognitive che trasformano l’anticipo in riflessione?

– rituali di lavoro che mantengono la qualità del pensiero anche nei “tempi morti”?

Qui entra in gioco tutta la didattica e la pedagogia per l’alto potenziale (plusdotazione)


Tra tempo sospeso e tempo sciupato l’alunno perde la spinta e l’alunno perde il senso.
In quella apnea temporale germoglia il sottorendimento.


Giovanni Galli, dicembre 2025
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Immagine: Il Concerto, Gerard van Honthorst 1623