APC e ansia

Olivier Revol, neuro psichiatra e pedopsichiatra, sottolinea che “l’ansia è costante presso i bimbi APC. L’intelligenza è logicamente ansiogena quando accede a questioni esistenziali che il giovane bimbo non può assumere. Già a partire dai tre anni, si può essere allarmati dalle sue eccessive preoccupazioni che concernono la vita dopo la morte; la nozione prematura della perennità la morte è molto inquietante all’età in cui il bimbo ne ha normalmente una nozione molto astratta, o ludica, come nei disegni animati o nei giochi vide (“so bene che non ho altre vite …”). Più tardi, le paure concernono le malattie(AIDS, vacca pazza …), il sopravvenire di catastrofi a livello planetario(guerre, meteoriti, inondazioni …) o drammi familiari(malattie, separazioni …). Queste paure sono qualche volta espresse spontaneamente, ma più sovente restano segretamente custodite dal bimbo che non osa parlarne i suoi compagni per paura di essere ridicolo, ne ai suoi genitori per non è in più tardi. Rischiano allora d’evolvere in vere ossessioni, inquietanti, responsabili di rituali necessari al loro controllo. Questa organizzazione del disturbo ossessivo-compulsivo è così frequente nella nostra esperienza tanto da giustificare un’indagine, per ogni ragazzo intelligente, Sulla presenza di eventuali preoccupazioni oggi gesti assurdi che non possono evitare”.

La nozione di ipersensibilità può rendere conto dell’ansia. Il modello della disintegrazione positiva (Dabrowsky) cerca di rappresentare la personalità nel suo sviluppo. Questo modello, che si applica bene per i soggetti AP, considera che la personalità si sviluppa nel corso di 5 tappe di sviluppo, tappe influenzate dai tre fattori seguenti:

  • l’ereditarietà,
  • i fattori ambientali,
  • i fattori motivazionali dipendenti dal soggetto.

I fattori ereditari considerati sono 5, raggruppati sotto un generico termine di “iperstimolabilità”. Questi fattori corrispondono a delle reazioni estreme e costanti in risposta agli stimoli esterni.

Queste reazioni, geneticamente formate ed indipendenti, sono di tipo: psicomotorio, sensoriale, immaginativo, intellettuale ed emozionale. L’aumento di frequenza e l’intensità accresciuta di queste risposte sono considerate quali predittori di uno sviluppo superiore alla norma.

La reazione psicomotoria: considerata come un bisogno d’attività fisica e di movimento, che può pure tradursi in difficoltà a rallentare e fermare l’attività cerebrale per addormentarsi. Si riflette attraverso una energia fisica debordante, accompagnata da movimenti, gestualità, tic nervosi, logorrea …
La reazione sensitiva: si esprime con l’acutizzazione dei sensi, nel corso di esperienze di piacere o di dispiacere (attraverso le differenti modalità sensoriali).
La reazione immaginativa: caratterizzata da ampie associazioni d’immagini e di impressioni, una certa inventiva per l’utilizzazione di immagini e di metafore nel linguaggio parlato o scritto. I sogni sono vivaci e possono essere raccontati con molti dettagli. Si osserva ugualmente una predilezione per le favole, la creazione poetica, l’invenzione di amici immaginari …
La reazione intellettuale: ha un bisogno elevato di ricerca della comprensione e della verità, per acquisire conoscenze, analizzare e sintetizzare. Intensa attività intellettuale, curiosità, sostegno dello sforzo, avidità di letture. Competenza nel formulare le domande pertinenti e nella risoluzione dei problemi.
La reazione emotiva: l’esperienza delle relazioni emotive, negative o positive, sono percepite ed espresse in maniera più intensa rispetto la media. Grande intensità dei sentimenti e coscienza della vasta gamma delle emozioni. Caratterizzata dall’inibizione (timidezza) e dall’eccitazione (entusiasmo).

Per il 66% – 75% dei ragazzi ad alto potenziale c’è uno stato precario con insuccesso scolastico o difficoltà relazionali o ambedue:

perché iper emotivo,
perché iper sensibile,
perché pigro,
perché demotivato,
perché deluso,
perché arrabbiato,
perché dispersivo,
perché isolato,
perché underachiever,
perché angosciato


Gli interrogativi che il ragazzo AP non arresta mai di porre sono molto ansiogeni. Difficile per lui accettare cose che non sa spiegarsi.
Le preoccupazioni eccessive, l’ansia dell’insuccesso, del silenzio dell’abbandono, la ricerca di senso della vita, della morte, le origini, lo spazio … le sue crisi di frustrazione, portano a percepire il ragazzo AP come un ragazzo immaturo, quando in verità è molto lucido. Lui non possiede ancora l’esperienza che permette di gestire queste preoccupazioni.

Le reazioni sono quindi pari alla forza delle domande.
P. Chamont, psicanalista, ne: Précocité intellectuelle. Les magiciens du paradoxe, champ social éditions, 2008 descrive cinque tipi di ansia che gravitano attorno alla precocità:

  • insuccesso,
  • silenzio,
  • abbandono,
  • ignoto,
  • metafisico.

Chamont ricorda che queste ansie non sono necessariamente dichiarate e visibili perché il ragazzo le può nascondere con comportamenti limiti o patologici.

L’ansia di insuccesso può essere mascherata con una strategia di insuccesso. L’ansia del silenzio può essere soffocata con una provocazione. L’angoscia di abbandono può essere dissimulata con molestie familiari. L’ansia dell’ignoto può essere imbavagliata con la rinuncia. L’ansia metafisica può essere compensata con comportamenti a rischio, con gli abusi di alcol e stupefacenti, sette, tendenze suicidarie.

Chamont afferma che ognuno di questi comportamenti limite può essere affrontato con delle strategie adatte:

Per l’ansia di insuccesso: l’anticipazione.
Per l’ansia del silenzio: un fondo sonoro, un acquario.
Per l’ansia di abbandono: il riavvicinamento, o l’oggetto transizionale.
Per l’ansia dell’ignoto: la curiosità.
Per l’ansia metafisica: il superamento di sé o la dimensione artistica.

La priorità è il riconoscimento. Ci sono vari strumenti che gli psicologi possono utilizzare.
Poi andranno attivate le strategie di persuasione della rimotivazione del ragazzo e nella protezione della sua motivazione.