Allora, nostro figlio é stato riconosciuto come PD in seconda. Solo dopo nostra insistenza abbiamo avuto un esame. I docenti non credevano, non vedevano. Ci facevano sentire in colpa e ci dicevano di lasciare tranquillo il bambino. Non avevano capito niente. Pregiudizi come: “bisogna anche stare senza fare niente”, “bisogna rinforzare le conoscenze”, ecc … nascondevano solo una burocratica continuata somministrazione ripetuta di schede per tutto l’anno (chiaramente troppo facili e quindi tediose per per lui). Isomma imperava il solito pregiudizio che sono i genitori a pompare i bambini …
Eppoi l’esame, il QI, a loro grande sorpresa (dei docenti) … “però scrive male”, “ed é pure disordinato”.
Abbiamo fatto diverse riunioni durante l’arco dell’anno. Ci dicevano di lasciarlo tranquillo. Insomma la colpa era nostra se a scuola si annoia. “Non dovevamo insegnargli a leggere”. Ma ha fatto tutto da solo, ha imparato da solo.
Poi in terza hanno fatto un progetto (senza richiederci un parere) e ce lo hanno comunicato. Da dove hanno avuto le informazioni sugli interessi attuali, sulla motivazione, sulle strategie, forze e debolezze non lo sappiamo.
Il progetto: grandi parole, grande sfoggio di oratoria. Ci hanno rassicurato. “Rinforziamo le conoscenze e poi le arricchiamo”, ci hanno detto. In terza elementare, a fine ottobre, faceva 8 + 5, fa 43 + 8, fa 80 + 30, fa 340 + 200, fa 45 – 9, oppure 208 – 4, oppure 700 – 300. “Faceva” significa che sono quelli i calcoli che doveva eseguire, per di più anche come compito. Non bastava quindi frenarlo e frustrarlo a scuola, ma anche a casa lo si perseguitava con cose troppo facili. In prima, a casa, faceva 123 – 47 tutto a mente. In seconda faceva 84 x 7, ancora tutto a mente. E adesso non mi chiede altro perché i compiti sono quelli che ho detto. Lavora tanto per lavorare visto che di tutto quello che sa fare nulla ha imparato a scuola.
Poi a un certo momento aveva le caselline da imparare. E allora come compiti portava le tabelline (fino al 4). nessuno ha tenuto conto del fatto che a casa da solo faceva i calcoli del tipo 84 x 7 a mente. Il risultato é che oggi dice che non sa più farli e li deve fare per scritto in colonna.
Ci hanno detto che bisogna rinforzarlo e arricchirlo. E allora nell’ambito della differenziazione di matematica (DIMAT) gli hanno pure “bloccato” degli argomenti (bloccato = nella programmazione della classe alcuni argomenti, per un dato periodo, non possono venire affrontati). Gli hanno fatto rifare burocratucamente tutte (tutte!) le schede, anche con le dovute ripetitive ripetizioni perché deve “giustificare che ha fatto il percorso”, perché “deve rinforzare la basi” (sig.)…
Ma certo: il progetto corrisponde ai pregiudizi e alle informazioni gestite dai docenti. Non da quelle che non ci hanno richiesto. Non sanno ancora veramente cosa é capace di fare perché non lo lasciano mai andare in avanti. Non solo! A un certo momento ha comunque finito il programma di mate di terza, malgrado tutti i boicotti e le resistenze più o meno passive. Da quel giorno più nessun compito. Vale a dire: quando erano inutili erano obbligatori, adesso che magari diventavano utili sono aboliti. Improvvisamente non ha più compiti. E’ evidente che non si vuole fargli fare le cose di quarta, ciò era già stato dichiarato. Per arrivare a ciò lo hanno frenato regolarmente.
Intanto il linguaggio é sempre più ricco di espressioni scurrili (e passi). A ogni frase la parola “cosa” ricorre a iosa. Prima non la diceva mai. E’ sempre meno preciso e sempre più confuso. In prima già leggeva perfettamente.
Sempre con questa idea dell’arrichimento nostro figlio ha uno schedario di mate, uno di francese, uno di grammatica e uno di ortografia. In prima già scriveva tutto (tutto) correttamente. In seconda faceva ancora schede differenziate di ortografia (SCI-SCE; CHI-CHE, HA-HANNO; ecc …). In terza per arricchirlo deve rifare tutto un’altra volta, ma con uno schedario nuovo. In verità ci avevano detto che bisognava verificare le sue competenze ortografiche (ma non lo avevavo fatto, non hanno scritto dei giudizi, non hanno forse date delle note e tenuto dei colloqui con genitori?) e che se del caso sarebbe stato esentato dal rifare ancora le stesse cose. Che ne é stato?
E poi: nostro figlio portava libri di svariata natura a scuola. Ma da scuola non fa che portare e riportare schede (ripetitive) di tecnica del calcolo e di ortografia. Questo é l’arricchimento che ci veniva promesso?
Questa però é la collaborazione casa-scuola. Una progetto tutto basato sulla ripetitività. Tanto per far vedere chi comanda?
Quale il senso simbolico e pragmatico di tale pratica dei compiti? Non oso nemmeno immaginarlo.
Non nascondiamo la delusione, la nostra idea di starsene zitti per paura di ritorsioni aumenta. Ma é chiaro che dietro il grande sfoggio di oratori, di promesse, ecc … l’impostazione di base é sempre stata retta dal principio di frenarlo, di non fargli fare cose più difficili e nemmeno di avviare un progetto per sostenere la motivazione e le strategie. A tutt’oggi tutto (tutto) quanto nostro figlio sa fare l’ha imparato da solo. La scuola interviene per colpevolizzare i genitori, per avvilire nostro figlio e per sfoggiare grandi sorrisi di magniloquenza
A discapito di tutti i discorsi l’unica cosa che abbiamo capito é questa: nostro figlio deve seguire pedissequamente il programma. Perché? solo perché c’é.