Terza testimonianza

A fronte di parole comprensive e di un paternalismo mal celato siamo con un pugno di mosche. Gli interlocutori scolastici vivono e si beano delle loro convinzioni preconfezionate.

Il sostegno ci ha detto che si stanno muovendo i primi passi, che dobbiamo pazientare.

Abbiamo visto lo studio del cantone ticino. A parte il fatto che in tutte le pagine mal si cela un approccio del tutto negativo e con la puzza sotto il naso, quanto descritto non corrisponde alla realtà. Ma quali primi passi! Ci si faccia il piacere.

Le persone non sono formate, nemmeno il docente di sostegno non è un interlocutore.

… certo, l’impressione è che si vuole seppellire tutto sotto una pratica burocratica ed amministrativa.

Ci siamo rivolti al docente che “non vedo il motivo. Vostra figlia non eccelle e in classe è come tutti gli altri nella media”.

Ci siamo rivolti al sostegno che ha detto più o meno così: “la segnalazione deve passare tramite il docente. Se lui non vede problemi è perché le cose vanno bene. E’ con lui che comunque dovete parlare”.

Insomma ci hanno chiuso la porta in faccia. Quella impressione è quindi diventata un dato di fatto.

Ci siamo allora rivolti presso altri servizi, la fatidica soglia del 130 QI è ben superata. E noi paghiamo l’esame.

Dopo un anno e passa siamo ancora al palo di partenza.

… una soluzione parziale l’abbiamo trovata. Ci siamo rivolti a strutture educative private (lezioni private). Il tutto ci costa diversi biglietti da 100 al mese (e per questo dobbiamo ricorrere a qualche ora di lavoro 
extra).

Nostra figlia così sta meglio. S’impegna, è contenta delle cose extra … intanto a scuola vivacchia. Ogni tanto si lamenta, ogni tanto non ci vuole andare, ogni tanto si crede una stupida. Quanto alle note poi, beh chi se ne importa …