Insomma, la concretizzazione di HarmoS ci viene proposta come il salame, una fettina per volta …

In ticino (ma non solo) le autorità danno l’impressione che il nocciolo della questione sia quello relativo alla durata della scolarità obbligatoria. In questo ordine di discorso, il DECS può cantare vittoria – negli ultimi mesi l’ha fatto ben due volte – perché il Ticino ottenendo le tanto sospirate deroghe riguardanti la durata della scolarità elementare e media, può perpetuare il suo modello scolastico. Ne consegue che il pubblico creda che tutto si riduca a questioni di calendario scolastico.

Eppure … 
Primo: il fatto che gli “standard” e i “portfolio delle competenze” vogliano introdurre elementi di competizione fra istituti non viene denunciato da quasi nessuno.
Secondo: il fatto che, là dove introdotti, gli “standard” hanno creato un aumento della selezione, con conseguenti disparità classiste, non preoccupa quasi nessuno.
Terzo: è meglio tacere il fatto che i “portfolio” servano per legittimare e poi consolidare scuole e corsi privati.

Proprio come afferma la CDPE (conferenza nazionale dei direttori della pubblica educazione) la concezione degli standard nazionali di formazione è propriamente la parte essenziale del concordato (vedasi www.edk.ch).

E da noi, qui in Ticino, le autorità e la stampa quotidiana intonano canti di vittoria? Ma vinto cosa?

A livello nazionale e non solo ticinese, disquisire su quelle “conquiste” contribuisce a far dimenticare la vera posta in gioco di HarmoS e cioè l’introduzione nella scuola pubblica di elementi mercantili.
Di questo, quasi nessuno ne parla. Questa rimozione è la vera vittoria.

A livello ticinese, declamare di quelle “conquiste” stigmatizza lo stato di inoltrato deperimento della scuola ticinese.
E in questo senso non pensiamo tanto ai risultati PISA, pensiamo alla stanchezza, al burn out dei docenti, alla politica salariale. 
Pensiamo al 15% di quindicenni che escono dalle medie pronti per proseguire sulla strada dell’analfabetismo.

Senza guardare troppo a fondo, ci si accorge che HarmoS è un progetto che teorizza, pratica e costruisce l’ossatura della scuola svizzera del futuro. Accanto al conclamato e visibile progetto di armonizzazione dei sistemi scolastici cantonali, vale a dire la definizione dell’entrata, della durata, e dell’uscita dalla scolarità dell’obbligo, ve ne é un altro molto più importante e decisivo. Un vero salto di paradigma, un vero cambio strutturale, culturale e pedagogico della scuola che avviene attraverso l’introduzione di criteri gestionari e aziendali nella scuola.
Come? In primo luogo proprio tramite la definizione degli standard, che “stimola” la competizione fra istituti. In secondo luogo tramite la certificazione degli apprendimenti, che avvengono nel privato (ciò significa che nel futuro libretto scolastico, detto Portfolio, non ci saranno solo le classiche note che tutti conosciamo, ma verranno indicate eventuali lezioni e corsi avvenuti nel privato).

Ve lo immaginate adesso come sarà gestito dalle famiglie il futuro diritto allo studio? Le osservazioni dipartimentali mostrano come le lezioni private, a livello delle scuole medie, siano praticate prevalentemente da famiglie di ceto medio alto …

A questo punto s’impone una definizione pedagogica, politica e sindacale dei nostri standard di qualità nella scuola pubblica. Standard che vanno assolutamente perseguiti, quali la diminuzione del numero di allievi per classe, il potenziamento dei servizi di sostegno e para scolastici, una politica degli anni sabbatici e della formazione che sappiano riconoscere gli sforzi dei docenti, una politica salariale degna di questo nome, ecc ….

Ma s’impone pure, con pari forza, un’osservazione di quanto succede nel privato per quanto concerne l’educazione e l’istruzione dei nostri figli. Che si tratti delle lezioni private di ricupero, o delle lezioni private di lingue, informatica e quant’altro, l’obiettivo deve essere quello di ricuperare al servizio pubblico tutto quanto il privato propone. Ciò per combattere attivamente il classismo formativo attuale, specie quando prevede il largo concorso e la certificazione delle attività private (dette anche informali).

Il presente articolo è stato pubblicato in Area, settimanale di critica sociale, anno X numero 27-30, 6 luglio 2007