“Alto potenziale”, “plusdotato”, “precoce”, “talentuoso”, sono termini che evocano la medesima realtà. Non esiste una definizione unica.
Probabilmente nessuno di questi termini soddisfa. Nemmeno il recente francese “Philo-cognitifs (“filo-cognitivi”).
In Italia ci sono soggetti fisici e giuridici che distinguono gerarchicamente l’alto potenziale dalla plusdotazione, considerando il primo “inferiore” al secondo, senza peraltro specificare la variazione neuropsicologica dei profili.
A livello internazionale si usa High Intellectual Potential, Haut potentiel, Altas capacidades, Hochbegabt, per indicare soggetti con un QI superiore a 130, (due deviazioni standard), cioè nel 2% circa della popolazione.
Io mi attengo a questa pratica.
Bisogna ricordare che le tabelle che distinguono differenti livelli di plusdotazione propongono un tipo di classificazione superato: oggi non si ragiona più (o solo in prima entrata) sul livello globale medio. Si ragiona piuttosto sulle discrepanze. Per questo la scala WISC, ad esempio, oltre al valore QI, propone altri 4 indici di scala e due valori detti compositi (fra questi lo IAG, indice di abilità generale). Meglio sarebbe quindi basarsi sul valore dello IAG.
Oppure si utilizza l’analisi fattoriale.
La questione della neuro diversità oltrepassa la visione gerarchica del “di più”, per cavalcare l’accoglienza del differente.
Alto potenziale, plusdotato, precoce, talentuoso sono (quindi) termini che evocano la medesima realtà. Ciononostante possono riflettere un posizionamento teorico specifico.
“Intellettualmente precoce” fa riferimento a una visione unidimensionale del potenziale (l’intelligenza) e mette piuttosto l’accento su una dimensione quantitativa (fa di più o prima della media).
“Plusdotato” rinvia alla nozione di dono, facendo riferimento a una qualità che si riceve, che è, o sembra, un dato di fatto, indipendentemente dagli stimoli ambientali.
Il suffisso “plus” comprende due sensi:
– in termini quantitativi: il soggetto ha un livello più elevato di intelligenza,
– in termini gerarchici: il soggetto è superiore.
“Iperdotato” rinvia a un’idea del troppo, a uno sviluppo anormale. Fa pensare all’aumento di un volume, qualcosa che serve a indicare gradi o quantità superiori alla norma o eccessivi.
Il termine “iperdotato” come quello di “plusdotato” rinviano all’immagine di un giovane che riesce in tutto, ciò che comporta il rischio di rinchiuderlo in un profilo stabile, uniforme e pesante da portare. Ciò non corrisponde alla realtà, anzi.
“Talentuoso” fa principalmente riferimento a una realizzazione concreta piuttosto che alla sua probabilità.
“Alto potenziale” orienta l’attenzione sugli aspetti qualitativi, piuttosto che quantitativi. La nozione di potenziale è centrale; più che all’idea di realizzazione effettiva, mette l’accento sulla possibilità di crescita, in relazione alle discrepanze (dis-sincronie) di sviluppo, interne ed esterne al soggetto.
È un concetto che vuole essere bio-psico-sociale, mettendo in relazione la dotazione personale con la sua realizzazione concreta.
Il difetto potrebbe stare nel “cognitivo”, che accompagna “l’alto potenziale”, ogni qualvolta si dimentica la concezione multipla dell’intelligenza.
L’intelligenza, in effetti, non si riduce al solo QI.
La diversità cognitiva di queste persone non si manifesta mai in ogni campo, d’altra parte, questa competenza non sa automaticamente trasformarsi in una riuscita sociale, professionale o scolastica.
Infine, questa competenza, fa di queste persone degli individui emotivamente fragili.
Nel mio lavoro preferisco parlare di alto potenziale, al fine di rendere conto della complessità di questa problematica e di darne una visione aperta. Questa espressione ricopre l’idea di potenzialità multiple, differenti in ogni individuo; potenzialità, appunto.
L’espressione Alto Potenziale Cognitivo racchiude egualmente l’idea dell’educabilità, dunque il rischio che questi potenziali restino lettera morta, se non s’impara ad utilizzarli, a riconoscerli e conoscerli, e a padroneggiarne le debolezze.
Sono le interazioni tra fattori biologici, psichici, affettivi, familiari ed ambientali che influenzeranno la manifestazione della buona utilizzazione di queste potenzialità.
La distinzione tra APC e plusdotato, come ricordato avviene soprattutto in Italia, APC da 120 o 125 punti (a seconda dell’ente che ne parla), plusdotato 130 punti; senza per altro dire nulla sulle differenze qualitative, sulla neuro diversità di queste condizioni.
Implica prevalentemente una impostazione gerarchica, dove uno è inferiore all’altro, senza per altro dire nulla sulle differenze qualitative, sulla neuro diversità di queste condizioni.
Ogni persona è libera di scegliere la dicitura che preferisce. Così facendo indicherà il proprio posizionamento teorico e pratico personale.