Cosa fare?
La prima cosa da fare é chiedere un esame. La certificazione della precocità o della plusdotazione ha un effetto liberatorio:
- per il bambino, in quanto inserisce le sue difficoltà scolastiche e di adattamento con i compagni in un quadro diagnostico che lo libera dalle pastoie dei sensi di colpa (non sono stupido, non sono agitato, non sono un provocatore, ecc)
- per i genitori perché permette loro di capire di non essere quei “pessimi” o “cattivi” genitori che hanno creduto di essere quando sentivano che il comportamento del loro figlio “caratteriale” fosse inaccettabile, oppure di come il quadro “demotivante” fosse totalmente desolante, ecc …
e anche perché viene a definire il luogo stesso che causa le frustrazioni dell’allievo: la scuola. E’ a scuola che, in primo luogo, la plusdotazione si pone come un “problema”. Prima era una fortuna … vale a dire prima di entrare a scuola viene definita una fortuna quella che poi diventerà una “rottura” (di scatole).
Nella scuola bisogna trovare delle soluzioni, perché é nella scuola che si sono prodotte delle disfunzioni
Il riconoscimento del potenziale cognitivo ha effetti benefici nella grande maggioranza dei casi, ciò a livello relazionale, comportamentale e performativo. Agli occhi dei genitori il miglioramento é maggiore a livello del comportamento; dal riconoscimento nasce una nuova immagine del soggetto. Immagine che aiuta il soggetto stesso a prendere una distanza dalle etichette precedenti.
L’arricchimento e l’accelerazione
Gli aiuti che si possono dare vanno sempre nel senso dell’arricchimento e della accelerazione degli apprendimenti. In poche parole – anche se questa é una grezza approssimazione – dare di più e più in fretta. Allargare gli argomenti, dare occasioni di stimoli nuovi, approfondire conoscenze, accelerare i ritmi sino a proporre ed organizzare il salto di classe (ma il solo allargamento a temi nuovi, o la ripetizione di tecniche in nuovi contesti (vedi i problemini aritmetici ripetuti in infinite variazioni) non stimola il bambino. Se non si fanno cose più difficili il bambino non potrà mai dimostrare le proprie competenze …
Imparare ad imparare. Vi é poi tutta una pedagogia legata alle procedure, alla metacognizione, allo sviluppo delle metafore, attenta ai processi dell’apprendimento piuttosto che ai contenuti (“enciclopedici” e agli strumenti come saper leggere, scrivere, calcolare). In questo ambito si sente parlare di trasversalità, di inter o transdisciplinarietà. Questa é una sfera sicuramente interessante, sia nelle sue applicazioni pedagogico-didattiche per gli allievi plusdotati, (sovente nella loro fretta sono poco attenti alle loro procedure, in quanto imparano molto e volentieri intuitivamente con modalità globali), sia dal punto di vista scientifico. Siccome i docenti non sono più oberati dal dovere fare memorizzare algoritmi di calcolo, insegnare a leggere, o le regole ortografiche, apprendere delle nozioni, ecc … potranno infine occuparsi delle modalità degli apprendimenti, delle funzioni cognitive, delle strutture e dei “contenitori” del pensiero …
(E’ evidente come questa attenzione portata ai processi possa essere benefica per tutti gli allievi …)
Purtroppo questi interessanti orizzonti sono validi piuttosto sul piano delle intenzioni. Sono anche il luogo manifesto delle resistenze.
Sovente i docenti diranno che un salto di classe non é buona cosa, ma che si tratta di arricchire l’allievo proponendo cose nuove, stimolanti, che allarghino gli “orizzonti” dell’allievo.
In verità é quanto di meno pratico possa esistere oggi. Ciò perché comporta oneri supplementari per il docente. E gli oneri sono organizzativi, come pure teorici (conoscere quanto si deve insegnare, conoscere le caratteristiche della plusdotazione). In ogni caso là dove éstato proposto concretamente gli effetti sono stati benefici.
I programmi differenziati potrebbero essere un aiuto. Là dove si accetta una differenziazione verso l’alto.
Il salto di classe
L’esito di questi approcci ha sempre però portato a qualcosa di “inevitabile”: il salto di classe, che molti sembrano temere. E’ la misura che comporta le maggiori resistenze. Eppure questo salto comporta per la maggior parte dei casi un benefico effetto, sul piano degli apprendimenti, delle relazioni con gli altri e conseguentemente nell’autostima. Questo benefico effetto – specie nelle relazioni con i compagni! – é tanti più illuminante quando si pensano ai rifiuti “per non de-socializzare il bambino” (in verita osserviamo proprio il contrario!).
La peggior cosa é non fare niente e vivere con rassegnazione le resistenze della scuola.
N.B. La pratica per richiedere il salto di classe é complessa e lunga. Nel cantone Ticino si basa: su di una osservazione da parte dell’ispettore scolastico, su di una valutazione da parte del Servizio di Sostegno e su di una valutazione del Servizio Medico psicologico, in questo contesto le osservazioni del docente sono pure richieste. Solo dopo questo percorso una decisione sarà presa dal Consiglio di Stato su preavviso dell’ispettore. Annotate quindi come tale pratica prenda molto tempo, anche un anno. Il suggerimento dunque é: anticipate i tempi …