Martedì 3 marzo 2010, Eric Bruggemann
Il lavoro pedagogico fornisce i metodi e le pratiche volte a diffondere un sapere; prendendo il concetto di sapere in senso ampio (conoscenze, saper-fare, atteggiamenti ..).Nel caso di informazione dei giovani (info giovani), la conoscenza si identifica con le informazioni. Ciò detto, il termine “trasmissione”, come spiegheremo, è particolarmente poco appropriato.
In effetti, l’opera di informazione dei giovani richiede che si prenda in considerazione la seguente osservazione: i giovani non sono uguali di fronte alla informazione. L’esperienza sul campo, in materia di produzione di informazioni, indica sufficientemente che è illusorio pensare che si fornisce in maniera adeguata un sapere costituito presso tutti gli spettatori. Perché i giovani non dispongono in ugual maniera delle risorse sociali, economiche, culturali e linguistiche. Sarebbe, inoltre, non solo dannoso, ma anche inaccettabile che l’informazione dei giovani, rafforzasse queste disuguaglianze flagranti! Fornire delle informazioni all’immagine di una trasmissione tra due vasi comunicanti (da quello che detiene la conoscenza a colui che ha la capacità di raccoglierne una) significa contribuire ad aggravare le fratture sociali e non a ridurle.
Proprio come nel sistema educativo, se si nega la realtà della disuguaglianza nella progettazione del suo dispositivo socio-pedagogico, l’informazione dei giovani favorirà l’appropriazione di informazioni da parte dicchi ha già un vantaggio : vale a dire coloro che provengono da una posizione socioeconomica favorevole. Pertanto, è necessario che i professionisti di Info Giovani si interroghino sulle loro pratiche.
E per fare questo si tratta di mettere al centro della riflessione il seguente interrogativo: quale immagine dei giovani hanno i professionisti dell’informazione degli stessi giovani, sapendo che quest’immagine (per lo più implicita) influirà sul futuro della loro azione? Se l’approccio dei professionisti cerca di situarsi, come lo vuole la loro missione, nel tentativo di ridurre la disuguaglianza, è chiaro che l’immagine del giovane che deve ispirare il loro lavoro non deve essere quella giovane-consumatore, ma quella del giovane-cittadino.
In questa prospettiva, l’informazione è necessariamente inseparabile da un lavoro pedagogico partecipativo educativo ed interattivo. Perché, se si riconoscono i giovani come cittadini attivi, critici e responsabili, è indispensabile uscire dagli schemi strumentali quali il “produttore-consumatore”, e promuovere una pedagogia incoraggiante ed appropriativa dell’informazione dei giovani, facente significato per loro.
In questo contesto, le produzioni sono progetti sviluppati con i giovani stessi, non degli strumenti preformati poi diffusi secondo le modalità di informazione-merce, che a volte s’accostano come cloni delle fiere commerciali. Questo approccio partecipativo è coerente con la presa in considerazione della dimensione collettiva dei giovani e dei loro problemi. E per prendere forma, deve esercitarsi attraverso una funzione di ricerca politica.
Nota: in Belgio il sistema di informazione ai giovani si chiama Infor Jeunes. Si tratta di una rete contenente dei centri di informazione per i giovani, presenti nella maggior parte delle grandi città. Ogni centro ha antenne anche in centri minori (chiamati punti relais). Centri e punti di relais accolgono i giovani e li informano sugli studi e le formazioni, sui loro diritti in generale (leggi), su come trovare lavoro e gli alloggi per gli studenti, tempo libero e vacanze, ecc. Vi è una carta deontologica, che è adottata dalla maggior parte dei centri in Europa. Può essere ritrovata sul sito Infor Jeunes.