Nel discorso dominante, Bologna appare dapprima come una garanzia di qualità ed efficienza a disposizione degli studenti: in uno spazio europeo dell’istruzione superiore, gli studenti troveranno più facilmente l’Università o la «Alta Scuola» che fornirà una formazione che corrisponde esattamente alle loro aspettative o alle loro esigenze.
Questo argomento si basa sul dogma piuttosto fragile che, grazie al miracolo del mercato, la qualità del servizio potrà solo migliorare.
L’obiettivo principale del processo di Bologna è quello di aumentare la concorrenza tra le istituzioni europee e la loro competitività nel mercato globale per i servizi educativi.
Si entra così in una logica in cui le università non sono più considerate come servizi pubblici, finanziate e, talvolta, organizzate dallo Stato, ma come servizi mercantili.
Quanto agli studenti, sono degradati al rango di clienti, costantemente alla ricerca di «fornitori di servizi», offerenti il miglior rapporto qualità/prezzo, e che meglio si adatta alle loro aspettative e/o al loro portafoglio.
I ministri dell’UE affermano regolarmente che l’istruzione superiore resterà un «bene pubblico» e una «responsabilità pubblica». Tuttavia, anche le università, pubbliche o sovvenzionati dal governo, possono perfettamente entrare gradualmente nella logica mercantile. Dal momento che il finanziamento è proporzionale al numero di studenti che attraggono, sono già, di fatto, in un funzionamento di «quasi-mercato».
La mancanza di fondi non fa che accentuare questa tendenza. Le istituzioni scolastiche saranno portate a reclamare tasse d’iscrizione sempre più alte, rendendo così ancora meno attraenti i corsi che non offrono opportunità gloriose sul mercato del lavoro. Le università saranno sempre di più alla mercè di sponsor privati, che controlleranno ulteriori attività di ricerca e le priorità dell’istruzione. Così, il processo di Bologna é inserito in un movimento iniziato nel fine degli anni ’80 e che concerne tutti i sistemi europei di istruzione: la strumentalizzazione crescente dell’insegnamento al servizio della concorrenza economica.