anno VI numero 19 – 9 maggio 2003, Giovanni Galli
1) Quando ci sono delle feste, ai bambini della scuola si fanno sempre fare dei lavoretti.
Fanno sempre dei lavoretti per la festa della mamma (magari dei vasi con dei fiori-cuore), fanno dei lavoretti per la festa del papà (che è poi San Giuseppe); ne fanno per le feste di Natale (degli angioletti, o altri oggettini a tema), per Carnevale (magari delle mascherine), come fanno dei coniglietti per la Pasqua.
Per la festa del lavoratore invece no!
Io non ho mai visto il 1° maggio come oggetto o soggetto di lavori manuali a scuola.
Questa pedagogia, negli ambienti non ufficiali, si chiama “pedagogia del coniglietto” . E’ la pedagogia che in verità regge tutte le scuole, da quelle dell’infanzia alle ASP.
Ma perché é proprio la “pedagogia del coniglietto” a far scuola? Ma perché il coniglietto si presta a molti argomenti. Se ne può parlare; ma sempre in un contesto fantastico, ludico, zuccherino, frivolo, probabilmente consumista, senza pensieri.
La realtà del lavoro non si presta così facilmente alla spensieratezza.
2) Scuola = attività educativa che ha il compito di trasmettere alle giovani generazioni gli elementi fondamentali di una civiltà, di una cultura o di avviare al possesso di una data disciplina (o alla pratica di una determinata professione).
E come la mettiamo con gli “elementi fondamentali della civiltà e della cultura” trasmessi con i coniglietti?
Questa “pedagogia del coniglietto” è una pratica decisamente consolidata. Ha fatto scuola (fare scuola = fare da modello da copiare, da esempio imperituro). Già noi facevamo le stesse cose, io almeno le ho fatte più di trenta anni or sono.
Comunque la festa del lavoratore ha i suoi riferimenti storici, culturali, sociali, come qualsiasi altra festa. Ma non ha solamente riferimenti nel passato. Ha pure dei riferimenti attuali, quotidiani, drammatici. Ha una presenza costante. Invece la scuola passa sotto silenzio tutto ciò (silenzio ignorante o complice?) Preferisce perseguire una falsa idea amorevole dei rapporti umani.
Tace le ragioni che stanno alla base della povertà, dello sfruttamento e del lavoro.
P.S) Il mio non è un invito ai docenti. Assolutamente non desidero che da adesso in avanti tutti gli allievi arrivino a casa con un operaio di peluche, in tuta grigia o blu, in occasione del 1° maggio.
Questo si però. Per loro basterebbe limitarsi a insegnare i concetti pratici delle quotidiane infinocchiature: quali quello dello sfruttamento, dei licenziamenti, della razionalizzazione e l’ottimizzazione delle risorse e le ragioni dei conflitti sociali … Non sono questi gli elementi fondamentali che fondano la nostra civiltà e la nostra cultura?
P.S.2) La “pedagogia del coniglietto” non è una pedagogia insegnata. Questa non è una pedagogia che si insegna. Semplicemente la si fa quotidianamente, senza pensieri.