A cosa serve un bilancio cognitivo? (a proposito del test WISC)

Il test può servire a rispondere a una serie di informazioni riguardo un giovane, un allievo.

Il test può fornire un numero considerevole di informazioni. Non è un’operazione da poco. Implica un grande impegno da parte dell’utente.

Un’analisi approfondita delle performance può proporre molte informazioni, che vanno oltre la semplice quantificazione del QI. Ciò da un punto di vista quantitativo ma soprattutto qualitativo.

In ambito educativo possiamo osservare:

La discrepanza che esiste tra le note e il livello delle competenze di un giovane, in classe; oppure nel contesto familiare, o vuoi in occasione di attività extra scolastiche la discrepanza tra varie competenze.

Ci sono due livelli di analisi dei risultati:

-un livello inter individuale, che posiziona il giovane rispetto ai propri pari, grazie punteggi standard;
-un livello intra individuale basato sul confronto dei punteggi del bimbo. Il cosiddetto profilo dei punti forti e deboli personali.

Per ottemperare a questa analisi con il test WISC ci sono cinque passi da svolgere.

In primo luogo la definizione dei punteggi di scala: ICV, IRP, IML, IVE, con la definizione del QI e degli indici IAG e ICC.

In secondo ordine l’analisi “inter scala”, che definisce i punti forti-deboli del giovane, a livello di competenze generali.

In terzo ordine l’analisi “intra scala”, che definisce punti forti e deboli interni ad ogni scala, valutazione imprescindibile nel caso di scale non interpretabili.

In quarto ordine “l’analisi dei processi”, che ci permette di osservare qualitativamente le modalità di attivazione di alcuni processi esecutivi.

Infine (quint’ordine) l’analisi fattoriale CHC resta indispensabile perché permette di meglio distinguere all’interno delle competenze dette ICV gli aspetti di ragionamento fluido in contrapposizione alla padronanza lessicale e alle conoscenze enciclopediche in generale; mentre che all’interno delle competenze dette IRP potremo confrontare le competenze di ragionamento fluido non verbale con le competenze di ragionamento visivo. In analoga maniera potremo distinguere tra processi di memoria a breve e a lungo termine.

Questi cinque livelli di analisi ci permettono di capire meglio il funzionamento dell’utente e il suo profilo: le competenze varie, la presenza o meno di un deficit socio culturale, le competenze lessicali, l’ampiezza delle abilità visuo spaziali, l’impatto della memoria di lavoro nella gestione delle informazioni, eccetera …

Come si può immaginare i profili che si ottengono in ambito APC sono maggioritariamente discrepanti. Questa è la ragione per effettuare sempre tutte le 15 sotto prove, perché la possibilità di scoprire aspetti discrepanti è statisticamente molto molto elevata.

Il bilancio permette di avere uno sguardo differente sulle discrepanze, in un contesto di comprensione degli aspetti forti-deboli del giovane:

– nella diagnosi di eventuali disturbi specifici (visivi, uditivi, di memoria, lessicali, Dis … ) che vanno reperiti il più rapidamente possibile, al fine di mettere in atto un adattamento pedagogico educativo, per migliorare l’integrazione scolastica o la presa a carico;

– rispetto la presa di coscienza che si può suscitare presso un giovane che possiede delle reali competenze, sulle quali potrebbe appoggiarsi, ma che manca di autostima.

Si capirà che in questo contesto di lavoro, la quantificazione del semplice unico QI serve a poco ed è cosa ristretta.

Giovanni Galli, 2023