(sul diritto alla formazione: sintomi, statistiche ed allibratori)
Giovanni Galli, novembre 2014
In questi giorni la stampa commenta l’ultimo studio sul diritto alla formazione.
Il diritto allo studio sta diventando sempre più un bel sogno, delimitato da una selezione di tipo sociale. In parole povere condizionato dai soldoni che la famiglie spendono, per far svolgere delle lezioni private (ulteriori) di ricupero, di sostegno e quant’altro, alle medie e al Liceo.
Lo studio è stato realizzato dal CSRE (Centro svizzero di coordinamento per la ricerca educativa, una istituzione della Confederazione e della conferenza svizzera dei direttori dell’istruzione).
Sulla base di un campione di oltre 14.500 allievi, i risultati sono semplici: la possibilità di frequentare le scuole medie superiori cresce con il reddito delle famiglie, perché i bambini di queste economie domestiche hanno facilmente accesso a lezioni private.
In verità non si tratta di una novità. Questa ricerca svizzera conferma quanto già nel cantone Ticino era stato indicato a varie riprese (ad esempio:
• Inchiesta: Lezioni private di ricupero scolastico nel nostro istituto, novembre 2002, Scuola Media Losone.
• Lezioni private, in Scuola ticinese, periodico della divisione scuola, DeCS, anno XXXI, serie III, 2002, 253
Tra l’altro anche il SISA aveva promosso una sua ricerca.
Forse la novità è che non si hanno più remore a ripetere queste ricerche. Non è vergognoso fare queste ricerche. A mio modo di vedere i risultati dovrebbero fare scandalo. Invece non fanno né caldo né freddo. Sembrano un puro esercizio da salotto.
A questo proposito cfr. il mio articolo “lettere corsare”, già apparso in queste pagine.
Eppure c’è chi ancora equivoca. Equivoca confondendo le statistiche.
Chi dice: “eh ma ci sono pure figli di gente povera che va al liceo e frequenta l’università”, fa un discorso egocentrico, per non dire disfattista, dove il singolo destino di alcuni, sembra essere più sintomatico del destino dei più.
Sintomo = indizio, segno di qualcosa che sta per manifestarsi o è già in atto.
La questione gira quindi molto attorno alle statistiche.
Prima osservazione: c’è da chiedersi perché questa difficoltà a capire le statistiche.
Seconda osservazione: c’è da chiedersi perché questo mettere in dubbio le statistiche.
Eppure gli allibratori delle statistiche fanno mestiere. Tutto il loro scommettere si basa su calcoli statistici.
“L’allibratore (bookmaker) accetta scommesse e paga, se perde, secondo delle quote prestabilite.
L’allibratore non accetta scommesse a caso ma, preventivamente, stima le probabilità che l’evento oggetto della scommessa si verifichi o meno. In base a questo dato, decide quanto pagare l’eventuale vincita e soprattutto se accettare la scommessa. In altri termini calcola delle quote di rischio e si tutela dall’evento avverso” (tratto da Traderpedia.it)
Per finire: se la scuola deve migliorare l’insegnamento della matematica, dovrà rivedere il suo insegnamento della statistica. Qualcosa a proposito andrà ben fatto. Da questo ne consegue la comprensione e l’evoluzione del nostro mondo.
Post scriptum
C’è da chiedersi a quanto è dato, nelle ricevitorie, il diritto alla formazione. Per sentito dire il valore è al ribasso.
Il presente articolo è stato pubblicato in Sinistra.ch