Giovanni Galli, 24 maggio 2013
Attorno alla questione del salmo e dell’educazione civica abbiamo letto sulla stampa molte prese di posizione, commenti, lettere eccetera:
– sommariamente la questione del Salmo è stata ricondotta al suo riferimento religioso, quindi al suo carattere inadatto ad esprimere lo Stato (laico).
– a riguardo dell’educazione civica si dibattono i contenuti e le modalità che questa debba assumere (inserita in altri programmi, numero di ore, ridotta a nozionismo, eccetera).
Lungi da me dire e pensare che tutti i cittadini siano sufficientemente informati e civilizzati in merito. Qualche cosa s’ha pur ben da fare.
In verità le critiche ed i commenti ai programmi e/o l’organizzazione disciplinare della scuola, dicono meno di niente, se presi isolatamente. Vale a dire se rimangono staccati dal contesto sociale ed economico. In verità vanno incluse le condizioni politiche in cui tali programmi e tale organizzazione prendono corpo. E qual’è lo scopo di tutto ciò.
In verità la scuola è un campo organizzativo di forze e di rapporti sociali, che evolvono nella storia e nei contesti sociali:
– le forze sono: i poteri organizzativi (sindacati, associazioni, corporazioni, padronato, Stato, …), i poteri simbolici (le formazioni, i titoli, il prestigio …), i poteri politici (alleanza fra gruppi), i poteri giuridici (diritto del lavoro, convenzioni collettive, regole, norme);
– i rapporti sociali sono relazioni di competizione o collaborazione, subordinazione o uguaglianza.
Il lavoro educativo non è retto dalla sua supposta organizzazione razionale, ideale e pedagogica. La politica della formazione non è retta da una razionalità pedagogica. La politica della formazione è retta dall’economia politica, dai bisogni della economia …
Il lavoro educativo risulta sempre essere una determinazione dell’evoluzione dei rapporti di forza, fra i poteri organizzativi, simbolici, politici, giuridici (abbiamo a questo riguardo vari esempi: dalla democratizzazione degli studi negli anni 60, al più recente processo di Bologna, o alle competizioni PISA).
Oggi, in clima di crisi economica e tagli alle spese dello Stato, la destra riscopre il nazionalismo (con l’obbligo dell’insegnamento del Salmo Svizzero) e l’educazione civica. C’è da sorprendersi per questa improvvisa scoperta?
In verità questa è una risposta che la destra contrappone alle conseguenze della sua riduzione delle risorse e dei servizi dello Stato, all’aumento della conflittualità sociale, eccetera.
Amnistia agli evasori fiscali? Aumento della disoccupazione? Riduzione del potere d’acquisto? Impoverimento del ceto medio? Aumento dei premi della cassa malati e aumento degli insolventi? Precariato nel mondo del lavoro che tocca direttamente i giovani? Aumento della conflittualità sociale? Indebolimento della scuola pubblica? Diminuzione delle risorse statali per l’educazione? Bullismo, droghe, alcolismo, violenza? Eccetera …
Queste sono quisquilie, l’Inno svizzero è fondamentale. Non si vorrà mica riempire la testa dei nostri giovani con tutto quei discorsi disfattisti, eversivi, sinistroidi …
Dirimpetto alla crisi economica e sociale attuale nulla di meglio che richiamare l’ordine costituito e la sua osservanza
il seguente articolo è stato pubblicato in Sinistra.ch