dicembre 2012, Giovanni Galli
La meritocrazia sembra essere uno dei nuovi obiettivi del contratto sociale.
Sia a destra come a sinistra, l’idea del merito, dagli anni 80 in poi, è venuta ad imporsi quale strumento della scalata (gerarchia) sociale e della sua legittimazione scientifica.
Non più il sangue, non più il ceto, non più la ricchezza ma … il merito diventa lo strumento della organizzazione e della stratificazione sociale.
Come ogni parola anche “meritocrazia” indica qualcosa di non neutrale.
In verità il merito viene (va) misurato e la scuola promuove la selezione basata sulle “valutazioni oggettive” (vedi: Valutazione (primato della …) su questo medesimio lessico.
La metodologia sostenuta dalle valutazioni, e basata sulle valutazioni, trasforma gradualmente il sistema scolastico. L’istruzione non è più impartita uguale per tutti, ma va differenziata secondo i “ritmi di sviluppo personali” degli allievi.
Dall’educazione uguale per tutti, si passa all’educare secondo il potenziale di ognuno.
Quindi il merito viene stratificato con misurazioni oggettive.
In qualche maniera l’origine storica e sociale di questo moderno pensiero è pre-illuministica: tutti gli individui sono ineguali.
Ben lontano dall’essere uno strumento di emancipazione e di democrazia, la meritocrazia non fa che inchiodare i cittadini alle loro disparità ed inchiodare gli allievi ai “propri spontanei” ritmi di sviluppo.
La meritocrazia non abolisce le ineguaglianze, oltre che abitarle, le stabilisce.
La meritocrazia si diffonde in veste scientista, mistificando l’iniquità del sistema sociale.
E’ un termine abusato, perché in verità non viene premiato il merito, ma viene premiata la produttività.
Merito = valore, qualità, azione lodevole, pregio, virtù.
Si tratta quindi di una falsificazione (manipolazione) ad uso autoritario e subordinato all’economia di mercato del diritto alla formazione.
L’idea poi che con il “premio al merito” si abbia a promuovere l’emancipazione e la scalata sociale dei cittadini, TUTTI i cittadini, indipendentemente dalle origini, e in particolare dalle origini di classe, è del tutto allucinatoria, uno specchietto per le allodole. Perché?
Ma perché le posizioni di partenza sono sempre molto socialmente determinati,
perché gli strumenti culturali a disposizione degli allievi sono sempre molto socialmente determinati,
perché le spese culturali che le famiglie possono effettuare con la loro busta paga sono socialmente determinate …
E così via.
Piove sul bagnato.
(lettura consigliata: Michael Young, The Rise of Meritocracy)